20 feb 2012

Tre

Antonio.

Continuavo ad ascoltare quella donna con grande attenzione. Mi attirava, ma non capivo cosa ci trovassi in lei. Non era bellissima, anzi, direi normale. I suoi lunghi capelli neri, però, sembravano una cascata che le copriva le spalle facendola apparire una donna d'altri tempi. Sembrava  fuori dal mondo, il suo sguardo si perdeva continuamente, come se vagasse lontano. Mi colpiva il suo coraggio. Aveva abbandonato tutto, la sua terra, il lavoro, per partire, per dare alla sua vita una possibilità. Un'altra cosa in lei mi piaceva tanto. I suoi occhi azzurri. Un azzurro intenso, dentro cui era facile perdersi. Era la classica donna mediterranea ma faceva di tutto per nascondersi, per scoprire solo una minima parte di sè. Sembrava trascurata. Dovevi osservarla attentamente per capire che c'era del fascino in lei. Mentre parlava, ogni tanto abbassava gli occhi, come se si vergognasse di quello che aveva passato, come se si sentisse in colpa. In quei momenti avrei voluto stringerla a me, mentre le dicevo che lei non aveva alcuna colpa dei comportamenti del suo ex. Sembrava una piccola fragile foglia, attaccata al ramo della vita come se non avesse nessun altro appiglio.Mi guardava rossa d'imbarazzo e per la prima volta vedevo lo sguardo di una donna interessata solo ad aprirsi, che non voleva niente da me se non il mio aiuto. Non le interessava il mio corpo, la mia faccia, il mio sedere, o qualunque altra cosa di bello ci fosse in me. Le interessavo io come persona e lo dimostrava anche chiedendomi di me. Voleva sapere di cosa mi occupavo, come trascorrevo il mio tempo. E io raccontavo. Le avevo detto che anch'io avevo lasciato la mia terra, la Sicilia,  tanti anni prima, per andare a vivere a Milano. Che facevo il grafico in una famosa azienda di pubblicità, riuscendo così a realizzare il sogno che avevo fin da bambino; creare immagini, guardare il mondo attraverso il disegno. Così lei mi aveva confessato che avrebbe voluto  diventare illustratrice di storie per bambini. Subito pensai che avrei potuto aiutarla.  Ma non sapevo come. Ci avrei pensato in seguito. Nel frattempo il treno si era fermato e lei era scesa a Parma. Non avevo fatto in tempo nemmeno a chiederle il suo nome, ma sentivo di essere legato a lei, in qualche modo. Lo sentivo e sapevo che ci saremmo ritrovati. 

4 commenti:

  1. L'aggiunta del terzo narratore lo rende sempre più interessante e molto particolare come espediente narrativo, perchè la storia si dipana attraverso diversi punti di vista, oggettivi e soggettivi, interni e esterni, e così è sicuramente più intrigante. Ottima trovata. Aspettansi il resto.

    La solita O.

    RispondiElimina
  2. Secondo me la storia promette bene fin da questo triplice inizio, mi piace molto. Mia sorella mi ha detto delle difficoltà di elaborazione, comprensibili e naturali (Fenoglio scriveva che la meno peggio delle sue pagine usciva da una decina di penosi rifacimenti, per esempio). Ma forse nel tuo caso può dipendere anche dal fatto che si legge tra le righe che sei molto coinvolta e per uno scrittore è sempre tanto più facile scrivere quanto più riesce a distanziarsi emotivamente dalla storia.
    Un'altra cosa, la mia solita sorella dice che sei lucana. Probabilmente lo saprai già, ma dalle tue parti (Matera) si tiene ogni anno il Women Fiction Festival, una manifestazione in cui aspiranti scrittrici presentano i loro romanzi nel cassetto direttamente agli editor. Non so esattamente come sia o come funzioni, ne ho solo letto, però potresti farci un pensierino magari.
    O. 'shadow sister

    RispondiElimina
  3. Grazie sorelle...mi siete veramente di grande aiuto, più di quanto immaginate:-)

    RispondiElimina
  4. Bella questa dualità nel proseguire il racconto. Il ragazzo rimane colpito da questa donna che si confida e un pò affida i suoi cruci con semplicità. Corro all'ultima puntata..^_^

    RispondiElimina