16 feb 2012

Due vite, un destino

Due.

Erika.

Mi accorsi che avevo proprio bisogno di quello sfogo. Le parole sembravano uscire fuori senza ritegno, senza pudore alcuno. Raccontai a quel giovane sorridente e gentile ogni particolare dei miei ultimi mesi. La disperazione, la voglia di scappare, di fuggire via dalla mia vita inutile e vuota. La mia prigione si chiamava Matteo, l’uomo da cui stavo cercando di allontanarmi il più possibile. Non aveva accettato la fine della nostra storia;  da allora era una continua persecuzione. Me lo ritrovavo sotto casa, al posto di lavoro, dappertutto. Avevo dovuto cambiare il numero di cellulare per i continui sms e le telefonate che giungevano nei momenti più impensati, anche durante la notte. Mi minacciava, diceva che mi avrebbe fatto pagare la sua sofferenza fino all’ultima goccia del mio sangue. Avevo anche provato a denunciarlo, ma con le sue amicizie influenti era riuscito a farmi passare come una pazza visionaria. L’unica cosa che potevo fare a quel punto era andare via. Lasciare la mia città, Matera, la mia terra, tutto. Non ero triste perché, in fondo, non avevo altro a cui essere legata giù. I miei genitori non c’erano più, solo qualche amica che si era dileguata quando avevo chiesto aiuto. Quel peso sullo stomaco, però, c’era e non pareva andarsene via. Sapevo che la mia vita sarebbe cambiata. Avrei dovuto lottare con le mie forze da quel momento in poi. Trovare quel ragazzo sul treno, però,  mi sembrò un segno. Qualcosa di buono poteva ancora succedere. Lui era lì. Non mi sentivo più così sola, potevo condividere le mie pene. Quando il treno si mosse, mi sembrò di perdere il mio appiglio. Cercai di trattenere ancora a lungo quella sensazione di sentirmi di nuovo accettata da qualcuno; sarebbe durata fino alla mia fermata, Parma. Poi non l’avrei più rivisto, lui avrebbe continuato il viaggio fino a Milano. 




2 commenti:

  1. L'imprevisto cambio di punto di vista del narratore approdondisce la dimensione di mistero del racconto e quindi la tensione narrativa e di conseguenza solletica la curiosità del lettore... cosa è successo nel passato di Erika, cosa ancora potrà succedere, l'uomo misterioso del treno cosa rappresenterà per lei da qui in avanti? Ti consiglio di introdurre molti colpi di scena, dosare bene gli antefatti e bilanciare l'evidente tendenza all'introspezione della protagonista con un pizzico di descrizioni dell'ambiente circostante, magari anche comeriflesso di uno stato d'animo.
    Ma mi piace come scrivi, è uno stile fresco, immediato...vai così.
    Olivia (very pro)

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  2. E' proprio vero che spesso è più facile sfogarsi con degli sconosciuti. Di solito è un qualcosa che scatta dal profondo. Il nostro sesto senso ci dice che possiamo fidarci.vNoi donne lo sentiamo dentro. Erika, non si chiude in se stessa, e ne avrebbe di motivi..ma tira fuori il meglio di se, la fiducia negli altri, oltre che in se stessa. Mi piace!
    Smacketti ^_^

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